La Casa delle Donne a Napoli

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La casa delle Donne a Napoli è un'Associazione laica, apartitica, antitotalitaria, antirazzista e antisessista, formata da singole, gruppi informali di donne e Associazioni, Cooperative, ONG, che condividono principi di solidarietà e rispetto della persona umana e la promozione, lo sviluppo di attività di formazione e orientamento a favore delle donne e della loro cultura. Per tutte le informazioni e adesioni scriveteci a: lacasadelledonne@gmail.com

lunedì 6 febbraio 2012

III Giornata Mondiale contro le mutilazioni genitali femminili







La barbara pratica della mutilazione genitale femminile riguarda 140 milioni di donne nel mondo. Una cifra aberrante che interessa soprattutto la zona tra il Corno d'Africa, Egitto, Sudan, Mali e che vede attraverso la totale o parziale asportazione e successiva cauterizzazione della clitoride, un’operazione “culturale” per noi difficilmente comprensibile. Essendo attuata con mezzi di fortuna o rituali (lame improvvisate, pezzi di vetro, cocci, lattine, pietre; unitamente ai metodi di sutura: fili di seta, spine di acacia, stecche di legno di palma a forma di V) essa porta gravi conseguenze sanitarie e psicologiche, gravissime infezioni e disfunzioni dell’apparato riproduttivo.
Le cifre del fenomeno.
In Europa la cifra riguarda oltre 500.000 donne, e le stime sono approssimate, essendo la pratica bandita e punita come in Italia, fino a 12 anni di reclusione. Ormai da anni, Amnesty International ha fatto notare che la Legge da sola, non basta e non tutela le bambine e le donne: durante le vacanze estive, infatti, le sventurate vengono rimpatriate nei paesi di origine e sottoposte alla pratica barbara dell'infibulazione e delle MGF.
Nelle culture in cui viene praticata, la mutilazione genitale femminile (MGF) è ritenuta un rito di passaggio, un’istituzione sociale che evita l’esclusione delle donne dal matrimonio: in Etiopia l'operazione avviene a soli 8 giorni dalla nascita, in Arabia a 10 settimane, in Somalia si viene clitoridectomizzate a 3-4 anni o infibulate a 8-10; tra i Masai, dopo il matrimonio. Dunque l’aspetto rituale varia da cultura a cultura.
Erodoto (484-424 a. C) scrive che la "recisione" veniva utilizzata da Fenici, Hittiti, Etiopi, Egiziani e Romani. Più vicini a noi, Pierre Dionis, medico personale di Luigi XIV, utilizza pinze e coltelli per eseguire clitoridectomia, mentre Isaac Ray, uno psichiatra inglese del XIX secolo, dichiara che gli organi riproduttivi delle donne in taluni casi vanno rimossi perché creano tendenza a comportamenti criminali. Per tutto il XIX secolo e fino alla seconda metà del XX, in Europa e Stati Uniti, si pratica diffusamente la cosiddetta clitoridectomia terapeutica per "patologie" quali masturbazione eccessiva, isteria, malinconia, ninfomania. Ma anche per affezioni respiratorie, epilessia, cecità, tumori o emorroidi. La prestigiosa rivista "Lancet" promuoveva senza remore la pratica e in Inghilterra, l'ultimo caso documentato di escissione del clitoride per correggere disturbi emozionali, risale agli anni '40.” (da La Repubblica del 2003) 
E’ comprensibile dunque che paesi in via di sviluppo restino ancorati a credenze che li legano però anche al nostro recente passato, come abbiamo visto; la nostra indignazione, il nostro orrore contro la pratica barbarica delle MGF deve tener conto anche di questo. Occorre dunque che il lavoro culturale sul fenomeno non abbassi mai la guardia, né in Italia, né altrove. E oggi, terza giornata mondiale contro le MGF, se ne parla davvero ancora troppo poco.
Rossana Di Poce per l'Associazione La Casa delle Donne a Napoli

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